domenica 4 dicembre 2011

"LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA"




La casa era bassa; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna. – Bisogna salir sugli alberi, – disse l’ufficiale, e discese. Proprio davanti all’aia si drizzava un frassino altissimo e sottile, che dondolava la vetta nell’azzurro. L’ufficiale rimase un po’ sopra pensiero, guardando ora l’albero ora i soldati; poi tutt’a un tratto domandò al ragazzo: – Hai buona vista, tu, monello? – Io? – rispose il ragazzo. – Io vedo un passerotto lontano un miglio. – Saresti buono a salire in cima a quell’albero? – In cima a quell’albero? io? In mezzo minuto ci salgo. – E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c’è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli? – Sicuro che saprei. ........
 
..... Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell’erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino........
........Il ragazzo andò su, come un gatto.
In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell’albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d’oro. L’ufficiale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù. – Guarda dritto e lontano, – gridò l’ufficiale.
Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dall’albero e se la mise alla fronte. – Che cosa vedi? – domandò l’ufficiale. Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, rispose: – Due uomini a cavallo, sulla strada bianca. – A che distanza di qui? – Mezzo miglio. – Movono? – Son fermi. – Che altro vedi? – domandò l’ufficiale, dopo un momento di silenzio. – Guarda a destra. Il ragazzo guardò a destra. Poi disse: – Vicino al cimitero, tra gli alberi, c’è qualche cosa che luccica. Paiono baionette. – Vedi gente? – No. Saran nascosti nel grano. In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l’aria e andò a morire lontano dietro alla casa. – Scendi, ragazzo! – gridò l’ufficiale. – T’han visto. Non voglio altro. Vien giù. – Io non ho paura, – rispose il ragazzo. – Scendi… – ripeté l’ufficiale, – che altro vedi, a sinistra? – A sinistra? – Sì, a sinistra Il ragazzo sporse il capo a sinistra; in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l’aria. Il ragazzo si riscosse tutto. – Accidenti! – esclamò. – L’hanno proprio con me! – La palla gli era passata poco lontano. – Scendi! – gridò l’ufficiale, imperioso e irritato. – Scendo subito, – rispose il ragazzo. – Ma l’albero mi ripara, non dubiti. A sinistra, vuole sapere? – A sinistra, – rispose l’ufficiale; – ma scendi. – A sinistra, – gridò il ragazzo, sporgendo il busto da quella parte, – dove c’è una cappella, mi par di veder… Un terzo fischio rabbioso passò in alto, e quasi ad un punto si vide il ragazzo venir giù, trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami, e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte. .........
 



Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra: la palla gli era entrata nel polmone sinistro...........
 .......... Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo: era morto.
L’ufficiale impallidì, e lo guardò fisso per un momento; poi lo adagiò col capo sull’erba; s’alzò, e stette a guardarlo; anche il sergente e i due soldati, immobili, lo guardavano: gli altri stavan rivolti verso il nemico. – Povero ragazzo! – ripeté tristemente l’ufficiale. Poi s’avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto............

Quando i primi ufficiali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo, ch’era tutta fiorita, strappò due fiori e glieli gettò..........
 


..........E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva là nell’erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d’aver dato la vita per la sua Patria.


Indimenticabile "Cuore" sulle pagine del quale ho riso
ed ho pianto.
Con te ho imparatoad amare e ho conosciuto il valore degli uomini,
il loro Cuore 
e, coi suoi protagonisti,
ho imparato ad amare questa nostra bistrattata terra,
questa nostra Italia!
Bellissima,  ricca di storia e di arte.
Ricca di Uomini di valore che tutto il mondo ci invidia.

Italia, terra da riscoprire,
terra da amare!


g.



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